Come Pescava Devaux

Aimè Devaux aveva una mole abbastanza grande, questo era un vantaggio perché era indispensabile pescare in wading in molte acque della France-Comtè, l’Ain fra gli altri. Se si pratica il wading profondo, come faceva Aimè, si ha maggiormente una grossa stabilità e si rischia meno di scivolare o avere altri incidenti nella corrente. Aveva dei bracci possenti e poteva lanciare lontano, ma non era un sistematico del lancio lungo, e attaccava il pesce lanciando il più vicino possibile, provando ad avvicinarlo o a circondarlo.image02d

I turisti stranieri pescavano troppo lontano per lui, la ferrata è più efficace ai 10 metri diceva, che non a 15 o 18, pescava, almeno negli anni in cui pescavo assieme a lui, con una canna in fibra di vetro della quale ho dimenticato la marca ma che sarebbe considerata ai giorni nostri abbastanza potente. Non ho mai visto pescare con altre cose, ma forse poteva essere diverso ai suoi inizi, egli mi diceva che gli piaceva molto la fibra di vetro, a quell’epoca, perché pescava molto e prendeva tanti pesci, e poteva maltrattare quella fibra che era indistruttibile e indeformabile.

Ricercava innanzitutto l’efficacia, pescava con una DT in seta dell’epoca, come me del resto, ignoro con cosa pescasse prima di conoscermi, ma con me usava un mulinello automatico di buona marca l’Abeille, il peso e gli inconvenienti di questo mulinello non gli sfuggivano, ma egli ricercava la velocità di esecuzione, e l’automatismo gli faceva guadagnare del tempo, egli non sottilizzava quasi mai, tranne qualche volta in estate, sulle trote in acqua bassa e limpida, ciò vuole dire che aveva orrore della pesca fine. Lui strepitava contro certi turisti parigini, fra l’altro, che pescavano esclusivamente con punte sottili, egli portava le trote al guadino il più rapidamente possibile, ne portava sempre uno piccolo a forma di racchetta oltre al suo enorme paniere in plastica verde.

Tutto questo per dire che non faceva poesia in riva al fiume, rapidità, precisione ed efficacia erano la sua divisa, e pescava sempre le trote con mosche secche galleggianti, lanciando a monte o tre quarti a monte, egli attaccava generalmente invece i temoli lanciando a valle, aveva un colpo magistrale per distendere la sua seta verso valle a monte della bollata del temolo, senza lasciare troppe scie. I temoli erano portati al guadino come anche le trote senza troppe storie, egli diceva che i temoli mal agganciati a valle si staccano comunque.

Appena i primi caldi arrivavano egli usciva in pesca regolarmente di sera, non lontano da lui, all’epoca abitava in Rue Progin a Champagnole, ancora dava prova del suo buon senso, egli vedeva sempre se il coupe du soir avrebbe avuto luogo o no, se sarebbe stato tardivo,o forse se avrebbe avuto luogo prima e se sarebbe stato corto, sapeva generalmente, come tutti i buoni boscaioli di campagna, dove avrebbe trovato qualche bella trota in attività, il più delle volte non aveva mai fretta per il coupe du soir.

Siccome la sua vista era già diminuita chiedeva ai suoi compagni di pesca di infilargli le sue mosche e preparava tranquillamente uno o due finali che arrotolava attorno al suo cappello per la sera, il tutto bevendo un bicchiere nell’osteria locale. Se amava invitare degli amici e pescare con loro, la sera spariva su i suoi pesci preferiti che aveva accuratamente scovato di giorno, non l’ho mai visto tornare senza niente, e all’epoca pescava quasi unicamente sui tratti pubblici che erano già molto battuti, molto di più per esempio che i fiumi di Lozère più facili.

image04dLe sue mosche preferite erano le grigia corpo giallo in più taglie le “prof.”, le Altieres, la 960 e la 420 che montava su ami enormi per i suoi coupe du soir, non aveva che una scatola di mosche, una grossa scatola lucida facile da aprire e dove a volte cercava a lungo il modello che gli dettava il suo buon senso o l’intuizione, era un pescatore istintivo, ed io devo a lui e alle sue mosche dei grandi momenti di felicità.

 

ROGER RAYMOND